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“Adamo era semplicemente un essere umano e questo spiega tutto. Non voleva la mela per amore della mela. La voleva soltanto perché era proibita. Lo sbaglio fu di non proibirgli il serpente, perché allora avrebbe mangiato il serpente.” (Mark Twain – Scrittore, Filosofo del secolo scorso).
E’ opinione comune che il proibizionismo ha come fine quello di far sradicare le ‘droghe’ dalla società, e vietandone la vendita, l’acquisto, la produzione e la detenzione, e infliggendo sanzioni per il semplice uso, si pensa che questi metodi possano funzionare da deterrente per una diminuzione dei consumi.
La storia ha dimostrato che niente è più falsa di questa credenza, ed infatti da quando esiste il proibizionismo sulle droghe, fatto relativamente recente, il suo uso non ha fatto che aumentare rispetto a quando tali sostanze non erano vietate. Anzi analizzando anche la sociologia, la psicologia e nonché la cultura popolare si può dimostrare senza ombra di dubbio, che il proibizionismo sortisca un effetto esattamente opposto.
Già nella Roma del 40 a.C., il poeta romano Publio Ovidio Nasone scriveva “Nitimur in vetitum semper cupimusque negata”: Tendiamo sempre a ciò che è vietato e bramiamo ciò che ci viene negato.
Per i “sovrani” di qualsiasi epoca il desiderio di avere un popolo apparentemente ‘virtuoso’ e realmente sottomesso è viscerale e per tramutare il desiderio in fatti concreti, fin dai “tempi del Paradiso Terrestre” furono introdotti dei divieti, anche senza senso, ma ben sapendo che questi divieti sarebbero stati violati, la paura e la minaccia scattano automaticamente, giustificando in tal modo la forza del Potere verso i criminali inventati per l’occasione … partendo dai poveri Adamo ed Eva!
Niente di più semplice, per sottomettere al proprio controllo un popolo e chi mal sopporta i divieti inutili, che continuare a proibire usi e costumi non convenzionali al Potere stesso: “Il proibire una moltitudine di azioni indifferenti non è prevenire i delitti che ne possono nascere, ma esso è un crearne dei nuovi”, scriveva infatti Cesare Beccaria, nel famoso Dei delitti e delle pene, “Le cose vietate fan crescerne la voglia”, diceva Luigi Alamanni nel XVI secolo, e visto che le cose non sono mai cambiate nei comportamenti umani circa i divieti, da quando è stato posto il divieto della cannabis nel 1937 negli USA, il suo uso non ha fatto che aumentare nonostante gli Stati Uniti continuino ad essere il Paese più proibizionista e contemporaneamente il maggiore al mondo, come percentuale di ‘adepti’, per consumo della sostanza.
L’Italia in base ai dati dell’ Emcdda (Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze), diffusi qualche giorno fa, nell’ultimo anno ha raggiunto il primo posto per consumo di cannabis in Europa: “L’Emcdda ha preso in esame la popolazione compresa nella fascia che va dai 15 ai 64 anni ed ha rilevato che l’Italia ha la medaglia d’oro in Europa per consumo di cannabis nell’ultimo anno (14,3%)”.
Sono quindi poco credibili (per non dire assolutamente inconsistenti) gli annunci ‘trionfanti’ di Giovanardi sulla diminuzione dei consumi, che non possiamo non definire “l’ennesima bugia” per giustificare le attuali politiche esageratamente proibizioniste.
Secondo alcune stime, ci sono in Italia circa 5 milioni di consumatori di cannabis, che secondo alcuni calcoli arriveranno a 12 milioni nei prossimi anni, ma comunque sia, queste cifre danno l’ampiezza del fenomeno a dimostrazione ed evidenza di una parte della società che esiste e che può e che deve reclamare i suoi diritti alla libera scelta e per la tanto sacralizzata “privacy”.
Fare propaganda sull’uguaglianza fra tutte le sostanze come hanno fatto Giovanardi e il DPA con la cannabis e l’eroina, non ha fatto che far crescere la curiosità verso le sostanze ritenute più ‘trasgressive’ ma notevolmente più pericolose, e da quando è stata introdotta questa comparazione è aumentato infatti il consumo di eroina.
Da questo punto di vista che riteniamo ‘pericoloso’, l’iniziativa del Dipartimento Politiche Antidroga, che ha avviato un programma ‘educativo’ che dovrebbe, già dalle scuole elementari, educare (incuriosire) sui danni (effetti) delle sostanze stupefacenti, non fa altro che stimolare la curiosità di bambini inconsapevoli, con tutte le dannose conseguenze che possono provocare la paura e le minacce senza un’adeguata informazione ed educazione sull’uso e sull’abuso.
Consideriamo ora anche l’enfasi che pongono i media sulla lotta alla droga, elencando giorno per giorno le ‘incredibili’ operazioni delle forze dell’ordine che il più delle volte finiscono per acciuffare piccoli spacciatori o ancor peggio dei semplici consumatori che detengono una quantità di poco superiore a quella consentita e increduli continuiamo a constatare che nessun giornalista degno di questo appellativo si ponga il quesito se e che cosa possono risolvere, se non anzi danneggiare, queste operazioni?
La droga, qualunque essa sia, è il bene di più facile reperibilità, si trova in ogni luogo, in qualsiasi ora, e viene offerta a tutti indifferentemente dall’età, e quindi, se le droghe, tutte, rappresentano un pericolo per i minori, che senso ha far rimanere il fenomeno nel monopolio del mercato illecito senza controllo, vista l’ampiezza di tale mercato?
Oltretutto è evidente di come le operazioni si riducano a poca cosa nel reale contrasto della diffusione, pur provocando migliaia di inutili carcerazioni ogni anno, ed anche quando i sequestri riguardano notevoli quantità, anche di droghe pesanti, non ‘impensieriscono’ in alcun modo il ‘mercato’ degli stupefacenti ‘appaltato’ alla criminalità organizzata, che anzi attraverso la commistione dei mercati possono essere disponibili contemporaneamente nella medesima piazza con il massimo profitto e il minimo rischio d’impresa, senza rendersi conto che con gli attuali sistemi, arrestando qualche sfortunato che incappa nelle maglie della legge, è come se volessero evitare che un terreno grande 10 ettari, si bagnasse dalla pioggia utilizzando un ombrello.
Citando Winston Churchill: “Se due persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” gli fai la multa, se venti persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” chiedi loro di spostarsi, se duecento persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” togli il cartello”……. e noi quel cartello glielo faremo togliere!
Vi lasciamo con un serie di proverbi della cultura popolare:
“I frutti proibiti sono i più dolci.”
“In mare vietato volentieri si pesca.”
“L’aceto rubato è più dolce del latte comprato.”
“Cosa vietata è più desiderata.”
“Più da noi è bramato quel che più ci vien negato.”
“Quel che è lecito dispiace, e quel che è vietato piace.”
Davide Corda – ASCIA
Pubblicato anche su: www.legalizziamolacanapa.org
Qualche tempo fa scrivemmo al prof. Serpelloni, permettendoci di fornirlo di alcuni elementi di riflessione per arricchire l’asettico metodo scientifico perseguito dal DPA e che considera gli effetti della sostanza in quanto tale prescindendo dalla qualità soggettiva dell’assuntore, come per dire che nonostante la consapevolezza del consumatore, tutti quelli che bevono vino possono essere automaticamente etichettabili come alcolizzati.
Quindi stilammo una tipologia base del consumatore di cannabis:
Possiamo classificare in tre tipologie i consumatori di cannabis:
- Persone con problemi di salute
- Ricercatori spirituali- Estimatori della pianta proibita
Nel primo caso pensiamo che la tolleranza e la comprensione debbano avere il primato su qualsiasi opinione, in quanto di fronte alle sofferenze e trovando rimedi non convenzionali, nessuno dovrebbe impedire a chi ne ha bisogno, di trovare conforto e sollievo da qualsiasi cura, sia questa riconosciuta o meno dalla convenzione sociale e a questo proposito vorremmo evidenziare di come anche la convenzione sociale possa indurre a scelte sbagliate e dannose, come fu nel caso della libera vendita di eroina o cocaina esercitata per varie terapie fino ai primi decenni del secolo scorso.
Nel secondo caso vorremmo far presente che l’assunzione di cannabis per scopi di ricerca spirituale è contemplata in molte forme religiose, tra cui annoveriamo i Rastafariani, i Cristiani Copti, i Sufi, gli Induisti Shivaiti, lo Sciamanesimo, gli Animisti e i Canteisti. Il minimo comune denominatore che lega questi percorsi spirituali è costituito dalla convinzione che la cannabis abbia un valore sacro ed essendo un veicolo spirituale, non se ne possa vietare l’uso in quanto portatrice di Valori Universali.
Nel terzo e ultimo caso, possiamo affermare con assoluta certezza che gli estimatori della cannabis (marijuana o hashish) ad uso ludico e ricreativo appartengono a tutte le classi sociali, sono composti da persone di tutte le età, sono ampiamente diffusi in tutto il territorio nazionale e impegnati nelle più diverse occupazioni, dagli studenti, agli operai, agli impiegati, ai liberi professionisti, ai medici ed anche ai politici, tutte categorie che quotidianamente operano per il benessere personale e per quello della collettività e che mantengono la loro vita integerrima da un punto di vista sociale, sanitario, fiscale e familiare e che neanche lontanamente possono essere accusati di attività criminali legate a comportamenti riprovevoli.
Tenemmo quindi a precisare che l’assuntore di cannabis ha per lo più delle volte una motivazione per esserlo e questo non può prescindere dalla ricerca!
Questa volta però siamo noi ad avvalerci della ricerca, proprio per confortare le nostre analisi.
“Almeno il 2% degli adulti inglesi fra i 50 e i 64 anni continua a fare uso di cannabis, come era abituato a fare in gioventù.
I cosiddetti «ragazzi degli anni Sessanta e Settanta», così chiamati perché cresciuti in piena epoca liberal, quando sesso, droga e rock’n’roll andavano a braccetto, sono oggi dei tranquilli ultracinquantenni, spesso con lavori di prestigio e carriere ben avviate, che però non ci pensano proprio a rinunciare alle vecchie (e non proprio sane) abitudini e così si fanno spesso le canne o magari qualcosa di più forte (leggi, cocaina o LSD), in ricordo di quegli anni. A sostenerlo, uno studio del King’s College di Londra, pubblicato sulla rivista Age and Ageing e condotto su 4mila adulti fra i 50 e i 64 anni, a cui è stato chiesto se avessero mai assunto droghe nel corso della loro vita e, in caso di risposta affermativa, se lo avessero fatto anche negli ultimi dodici mesi. A dir poco sorprendenti le risposte ottenute, con l’11,4% del campione che ha ammesso l’uso di cannabis ad un certo punto della vita (ma la percentuale scende all’1,7% negli over 65) e il 2% che ha detto di averla fumata nell’ultimo anno (rispetto allo 0,2% del 1993, che era l’anno di riferimento).“
Articolo completo:
http://www.corriere.it/cronache/12_aprile_05/cinquantenni-inglesi-consumo-cannabis_de94b618-7f1a-11e1-a959-e67ffe640cb1.shtml
E ancora (dalla rivista Dolce Vita in edicola):
“Avete vissuto tra gli anni ’60 e ’70 tra marijuana, LSD e funghi allucinogeni? Niente paura, la vostra memoria non ha risentito dei vizi di gioventù”.E’ quanto emerge da uno studio dei ricercatori del King’s College, che si spinge ad affermare di come “gli ex figli dei fiori, dediti in passato all’uso di queste sostanze hanno superato il mezzo secolo di vita con un cervello in ottima forma“.
Ma questo tipo di ricercatori di sicuro non è gradito al DPA che al contrario, è in cerca magari di qualche nuova idea per ‘prevenire’ l’uso di ‘droga’ tra gli adulti ultra 50enni e poi magari anche per la terza età….
E così il cerchio è chiuso, i minori non devono (possono) fumare perchè hanno il cervello che si sta formando, quelli in età lavorativa non devono (possono) fumare perchè mettono a rischio la loro mansione e la sicurezza pubblica, le donne non possono fumare perchè devono educare i propri figli, beh, ora anche i nonni…… cosa proporranno? levargli la pensione? o metterli in qualche comunità perchè non più in grado di badare a se stessi?
Speriamo che Serpelloni non sappia di questo studio, sennò potrebbe venirli in mente di proporre l’analisi delle urine, per i requisiti da avere per il diritto alla pensione, e qualche campagna a tema tipo: “Prevenzione di uso di droghe nella terza età”.
ASCIA
Pubblicato anche su: http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=3748
Nella giornata di ieri, in reazione ad un nostro articolo dal titolo ‘Il Proibizionismo scientifico!!! La pseudoscienza che diventa scienza.‘, tre senatori del PDL Caligiuri, Speziali e Bevilacqua hanno chiesto al ministro Cancellieri di verificare se i contenuti del sito legalizziamolacanapa.org non violano il codice penale.
Questo il comunicato rilasciato dai tre ‘intransigenti’ senatori del Pdl, Giovanbattista Caligiuri, Vincenzo Speziali e Franco Bevilacqua:
http://droghe.aduc.it/notizia/senatori+pdl+contro+sito+web+pro+legalizzazione_125251.php
“Noi siamo per la liberta’ di espressione , ma a patto che rispetti la legge e tuteli la legalita’: il sito “legalizziamola” [legalizziamolacanapa.org], che sostiene la legalizzazione della canapa, mette alla berlina scienziati come Garattini ed altri ancora e arriva a dire che la cannabis fa bene: siamo veramente ben al di la’ della misura. Ci sono centinaia di pubblicazioni che parlano del rischio di indurre psicosi da sostanze legato alla cannabis e c’e’ una quotidianita’ clinica che lo dimostra . Mentre le forze dell’ordine svolgono un lavoro incessante ogni giorno per sgominare giri di spaccio a tutela dei nostri adolescenti, esistono siti che ne esaltano le qualita’: e’ una cosa inconcepibile sulla quale dovrebbe intervenire il ministro Cancellieri , verificando se i contenuti del sito non violano il codice penale e assumendo tutte le iniziative a tutela di un’educazione alla salute che gente come Garattini promuove“
Bisogna innanzitutto precisare che in relazione a tali asserzioni, in particolare riferendoci a Garattini, da parte nostra non è stato assolutamente scritto nulla di offensivo e di falso, ma sono state riportate delle frasi dette da Garattini stesso, tra cui spicca “Fumare cannabis può far vedere il semaforo rosso di un altro colore”, che al massimo inducono a pensare che sia Garattini stesso a mettersi alla ‘berlina’ da solo, in quanto affermare simili assurdità non è certo indice di correttezza professionale.
In nessuna parte dell’articolo in questione e neanche negli altri pubblicati nel nostro sito, si è mai arrivati ad affermare che ‘la cannabis fa bene‘, evidentemente i signori senatori sono riusciti a scorgere cose che non ci sono, ed altrettanto evidentemente, il sito in questione non lo hanno neppure visitato, altrimenti si sarebbero accorti che quella che viene fatta nel sito non è apologia, né istigazione, ma solo una capillare diffusione di notizie atte a dimostrare che nessuno può dipingerci come criminali o tossicodipendenti.
Ma i tre senatori in questione sono per noi delle vecchie conoscenze, infatti, insieme a G.Valentino e A.Gentile (quest’ultimo si era distinto l’anno scorso per la proposta di ‘vietare le cartine‘, ma è proprio di oggi un’altra sua esternazione: “la cannabis va considerata per quello che è, una droga letale a tutti gli effetti”), si erano già espressi lo scorso anno (febbraio 2011) anche contro la fiera della Cannabis a Barcellona, addirittura chiedendo all’allora ministro degli esteri Frattini, di intervenire per bloccare “l’assurda e delirante decisione di organizzare a Barcellona, in Spagna, la fiera della cannabis”, un’iniziativa questa dei senatori che non può celare una vergognosa interferenza nei confronti di uno Stato estero sovrano come la Spagna:
http://droghe.aduc.it/notizia/fiera+cannabis+barcelona+senatori+pdl+intervenga_122100.php
“Chiediamo al ministro Frattini di intervenire presso la Ue, protestando contro l’assurda e delirante decisione di organizzare a Barcellona, in Spagna, la fiera della cannabis dal 25 al 27 marzo. Una follia vergognosa’. Lo affermano, in una nota, i senatori del Pdl Antonio Gentile, Giuseppe Valentino, Giovanbattista Caligiuri, Franco Bevilacqua, Vincenzo Speziali e Domenico Gramazio. ‘La cannabis – aggiungono – e’ una droga a tutti gli effetti e non e’ certo da governo liberale valorizzarne l’uso permettendo che si organizzi una fiera. Qui non si tratta delle liberta’ individuali o delle scelte sessuali ma della tutela della salute dei piu’ giovani. Zapatero dovrebbe risponderne davanti all’intero continente.“
Abituati al delirio di onnipotenza di cui sono preda, chiederanno forse all’attuale ministro agli Affari Esteri on. Terzi perché intervenga anche contro le fiere che si svolgeranno a Malaga, a Zurigo e ancora in Spagna a Madrid, e poi ancora in Austria a ottobre/novembre e quella in Repubblica Ceca?
Ma non si rendono conto i nostri cari senatori di essere preda di una fobia persecutoria che sfiora la paranoia e che sono rimasti quasi soli ad insistere su tesi scientifiche circa l’esagerata pericolosità della cannabis, ormai screditate in quasi tutto il mondo?
Per quanto concerne la richiesta di intervento al ministro Cancellieri, di verificare “se i contenuti del sito non violano il codice penale”, rispediamo la palla al mittente, ricordando che l’articolo 656 del Codice Penale (Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose) afferma testualmente:
“Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico, è punito se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 309.“
Quindi dire che ‘la cannabis fa vedere il semaforo rosso di un altro colore’ (Garattini), che ‘la cannabis causa buchi nel cervello‘ (Giovanardi e Serpelloni), o accusarci di aver detto cose mai assolutamente dette (‘la cannabis fa bene‘), fa rientrare perfettamente tutte queste affermazioni nella tipologia di reato sopra illustrata, essendo realmente notizie false e tendenziose diffuse, oltretutto, a mezzo stampa.
Paradossale inoltre, è sentir parlare di libertà di espressione dal senatore Franco Bevilacqua, che è co-firmatario della proposta di modifica costituzionale per abolire la XII norma della Costituzione italiana, che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista“:
http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/36662.htm
come ad affermare che la filosofia del manganello, dell’olio di ricino, delle leggi razziali, della prepotenza e dell’arroganza, sia molto più tollerabile di un sito dove si fa informazione per sensibilizzare sulla neccessità di una regolamentazione/legalizzazione di una pianta, che per quanto illecita, è pur sempre una pianta!
Ebbene sì, citando una sua frase possiamo dire che “siamo veramente ben al di la’ della misura!!!” …e anche della decenza aggiungeremmo!
Comitato Direttivo ASCIA e Legalizziamolacanapa.org
Pubblicato anche su : http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=3703
p.s. Ringraziamo FuoriLuogo, ARA e MLA per la solidarietà espressaci dai loro siti
http://www.fuoriluogo.it/blog/2012/04/18/quando-il-parlamento-ha-poco-da-fare/
http://www.antiproibizionistiradicali.blogspot.it/2012/04/liberta-di-parola.html
http://www.liberaliantiproibizionisti.org/19/04/2012/comunicato-stampa-di-mla/
Come altre ideologie contemporanee o recentemente ‘passate’, il proibizionismo, per essere tenuto ‘vivo’, e per essere accettato dall’opinione pubblica, neccessita della sua dottrina ‘scientifica’. La scienza ideologizzata, la scienza al servizio del potere e dei suoi scopi.
Nei secoli precedenti si era assistito, nella medesima maniera, alla validazione scientifica del cosidetto ‘razzismo scientifico’ che tutto aveva tranne che un briciolo di reale ‘metodo’ scientifico.
Il razzismo scientifico voleva dimostrare, con tanto di coinvolgimento di personaggi di primo piano, che la popolazione umana poteva essere suddivisa in razze, e che tali razze erano diverse l’una dall’altra, alcune superiori ed altre inferiori, e quindi si rendeva neccessario il ‘dominio’ (ed anche lo sterminio) politico e culturale di una razza sull’altra in base a delle ‘evidenze scientifiche’.
Tra gli esponenti di primo piano, quindi ‘massimi esperti’, di questa ideologia in Italia, possiamo ricordare:
Cesare Lombroso (1835 – 1909), medico, antropologo, criminologo e giurista, considerato il “padre” della moderna criminologia e che ‘dimostrò scientificamente’ l’innata natura criminale degli individui, esclusivamente osservando le loro caratteristiche fisiche.
Alfredo Niceforo (1876 – 1960), Presidente della Società Italiana di Antropologia e della Società Italiana di Criminologia, che affermò: «La razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il mezzogiorno d’Italia dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco – dannata alla morte come le razze inferiori dell’Africa, dell’Australia, ecc.»
Enrico Ferri (1856 – 1929), politico, scrittore, giornalista, criminologo, direttore dell’Avanti! (PSI), poi aderente al fascismo dal 1923 e allievo di Cesare Lombroso, secondo cui la minore criminalità nell’Italia settentrionale derivava dall’influenza celtica e queste idee le ritroviamo ancora oggi in molti esponenti della Lega Nord!
Questo modo di vedere, oltre ad essere comune ai vari ‘scienziati’ asserviti ai ceti dominanti, divenne la convinzione della quasi totalità degli uomini di cultura in Europa e dell’opinione pubblica dell’epoca.
Queste teorie furono alla base dell’eugenetica, una pseudoscienza che attraverso le ‘evidenze scientifiche’ di allora, sdoganò il razzismo ideologico-politico, che mirava alla conservazione della purezza razziale dei popoli “Ariani”, imponendo normative contro i matrimoni ed i rapporti interrazziali che avrebbero portato, secondo questa ideologia, alla nascita di figli degenerati.
Anche la “sindrome di down“, che infatti era chiamata “idiozia mongoloide”, era così chiamata secondo la teoria dell’epoca che attribuiva ad ogni patologia mentale la ‘regressione’ verso quelle ‘razze’ considerate ‘inferiori’.
Queste teorie sono state utilizzate con ‘successo’, nello sterminio dei nativi americani (considerati selvaggi inferiori), nella segregazione razziale verso i popoli di origine africana (idem), nelle leggi razziali italiane anti-ebraiche, e nello sterminio perpetrato dai nazisti e dai suoi alleati, ma leggi razziali furono applicate anche in Francia, Gran Bretagna, Spagna, Sudafrica, Svezia, Portogallo, Belgio, Canada…
Anche per ciò che concerne il proibizionismo sulla canapa, abbiamo assistito e continuiamo ad assistere, ad un proliferare di asserzioni su ‘evidenze scientifiche’ fatte da personaggi di una certa responsabilità e risonanza mediatica, per i settori che ricoprono, e così anche una serie di ‘studi scientifici’ regolarmente ‘indirizzati’ dalla ideologia politica che li finanzia.
Alcuni studi vengono finanziati di proposito, altri più indipendenti, vengono interpretati nella maniera più catastrofica per i propri fini, altri studi di diverso avviso che riportano dati reali vengono totalmente ignorati.
Padri di tutto questo, continuano ad essere gli Stati Uniti, sicuramente il più grande baluardo del proibizionismo ‘scientifico’ mondiale, e l’ONU che ne è il suo braccio ‘operativo’ internazionale.
Un caso emblematico di come il potere vuole piegare la scienza ai suoi scopi, lo abbiamo avuto con Lester Grinspoon a cui erano stati commissionati degli studi per dimostrare che la cannabis era dannosa.
Purtroppo per chi commissionò lo studio, proprio grazie alla solerzia del ricercatore, cercando di trovare la dannosità del consumo della pianta, Grinspoon dimostro tutt’altro e a tutt’oggi è ritenuto uno dei massimi esperti mondiali di canapa a scopo terapeutico.
Il proibizionismo scientifico cannabico è inziato negli USA negli anni 30, che subito dopo aver chiuso la ‘piccola’ parentesi del proibizionismo sull’alcol, sia per interessi lobbistici come sul nylon ed il petrolio e sia per motivi di controllo sociale (ancora razzismo) verso le persone di origine messicana o di colore.
Inizialmente per non far comprendere la reale natura di ciò che stavano per vietare, invece di utilizzare il termine ‘Hemp’ che designava la canapa che era coltivata su grande scala in tutto il Paese, introdussero la parola ‘Marijuana’ termine in uso nelle comunità ispanico-africane e all’epoca alquanto dispregiativa!
In ambito italiano abbiamo i nostri nuovi ‘Lombroso’ del proibizionismo, che oramai hanno contagiato tanti ‘esperti’ del settore, e tantissimi altri sono stati messi apposta su quelle ‘sedie’ vista anche l’affidabilità nel perseguire un’idea maestra, invece che la reale scienza.
Anche questa volta abbiamo un nutrito ‘staff’ di tutto rispetto, prendiamo alcune frasi più celebri da alcuni ‘esperti’ del proibizionismo ‘scientifico’ nostrano:
Giovanni Serpelloni (Medico, Capo del Dipartimento Politiche Antidroga)
“La cannabis causa buchi nel cervello”
“La cannabis non fa meno male dell’eroina”
“E’ il primo spinello quello che ti frega, non l’ultimo”
.
Silvio Garattini (Medico, ricercatore in farmacologia, docente in chemioterapia e farmacologia. fondatore dell’Istituto farmacologico Mario Negri)
“La cannabis può far vedere il semaforo rosso di un altro colore”
“Non e’ stato ancora provato un bel niente sull’ efficacia terapeutica del Thc.”
Gaetano di Chiara (farmacologo e docente all’università di Cagliari)
“Il consumo di cannabis porta al consumo di eroina!“
“Alcune varietà di Cannabis hanno una percentuale di THC dalle 10 alle 100 volte superiore a quello delle varietà endemiche”
«Il Thc, provoca dipendenza in individui che ne facciano uso ripetuto. La prova è che ad Amsterdam, nelle numerose cliniche di disintossicazione da cannabis, i medici riportano numerosi casi di dipendenza».
Mai nessuna pianta, nessun cibo, nessun altra sostanza pericolosa è stata sottoposta a così tanti studi per dimostrare una dannosità che nessuno ha mai riscontrato in 4000 anni d’uso.
Se si dovessero fare degli studi analoghi sul pomodoro o sulle patate si arriverebbe a dimostare che sono estremamente velenosi, ma è evidente che la finalità di alcuni studi non è sicuramente quello di preoccuparsi della salute pubblica, altrimenti ci si preoccuperebbe di divulgare la notizia che le foglie delle patate sono allucinogene, ma le patate non fanno concorrenza al petrolio e non fanno gola alle industrie famaceutiche, né tanto meno alla criminalità.
Davide Corda – ASCIA
Pubblicato anche su: http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=3695
Il progetto educativo del DPA e il “nostro”.
E così anche questa volta la montagna ha partorito il topolino!
Questa potrebbe essere la sintesi del megaprogetto varato dal DPA con il coinvolgimento dell’Istituto Superiore della Sanità e il Moige (movimento genitori ente executive): http://www.moige.it/progetto/elementare-ma-non-troppo
Il progetto prevede una campagna di sensibilizzazione nelle scuole elementari, per arginare il consumo sempre più precoce della cannabis a scopo ludico, continuando ad affermare in modo prioritario della forte connessione tra eroina e cannabis.
Continuiamo a respingere questa affermazione e ben conoscendo la capacità distruttiva di alcune droghe nei confronti di altre, diciamo semplicemente che se il DPA e il governo volessero evitare inutili devianze e volessero realmente arginare il consumo precoce delle droghe nelle nuove generazioni, l’unico modo efficace si rivelerebbe la regolamentazione della coltivazione domestica di cannabis, in modo da non permettere il facile e promiscuo accesso al consumo di qualsiasi droga fornita dal mercato criminale.
Ma in questo articolo vogliamo invece cercare di evidenziare la differenze nei due stili educativi, da una parte quello basato sul terrorismo psicologico elargito nella documentazione fornita dal DPA per demonizzare la canapa e dall’altra il metodo di approccio alla conoscenza della pianta portato avanti dai nostri amici di Canapuglia, che oltre a gestire un progetto sostenuto dalla Regione per la trasformazione della canapa ad uso alimentare e manifatturiero, si adoperano anche per portare nelle scuole la conoscenza della pianta e delle sue innumerevoli risorse: http://www.goconversano.it/rubriche/ambiente-e-territorio/14101-canapa-e-ambiente-a-scuola.html
La prima cosa che salta agli occhi nel progetto del DPA è l’età dei soggetti a cui si rivolge, bambini tra i 6 e gli 11 anni, in pratica quella fascia di età che ancora crede alla Befana e a Babbo Natale, che ancora gioca alla guerra non sapendo cosa sia realmente e che magari sogna di vivere un giorno in un castello dorato e ai quali forse non bisognerebbe dire che la cannabis è uguale all’eroina, perché un giorno, a distanza di pochi anni, se dovessero trovarsi di fronte alle due sostanze, potrebbero rimanere preda di quanto erroneamente appreso.
La seconda cosa evidente è l’ingenuità della motivazione del progetto, ma dato che sappiamo che di tutto si può dire dei signori del DPA tranne che siano ingenui, pensiamo che inserire all’interno di giochi e disegni, immagini terrificanti di “buchi nel cervello” o di “stati psico-fisici irrecuperabili” sia “scientificamente voluto”, non considerando l’aspetto diseducativo e inutilmente fuorviante dello strumento della paura poiché, per natura umana dai tempi di Adamo, di Eva e della Mela, solo alcuni continueranno “per paura” ad aver timore del diavolo, ma la maggior parte andrà in cerca della trasgressione e berrà birra e vino anche se ha visto i propri genitori o nonni ubriachi da far schifo, e non sarà certo la paura a tenerli lontani dal bere, ma solo una obiettiva educazione sull’uso dell’alcol eviterà che diventino alcolizzati.
La terza è inquietante!
Quanti di quei bambini confesseranno tranquillamente di aver visto quelle cartine e quella sostanza verde o marrone scuro usate dal papà e dalla mamma, o da qualche amico dei genitori che la sera si ferma dopo cena rollando uno spinello?
Quanti piccoli delatori si stanno preparando in nome della prevenzione, e quanti genitori si ritroveranno ad essere additati e forse perseguitati in virtù di una innocente confessione, estorta sotto l’incubo di vedere un giorno i propri genitori ridotti allo stato di larve umane o peggio ancora, in balia di una irrecuperabile demenza a causa dei buchi provocati nel cervello?
L’abbiamo sempre detto e non possiamo che confermarlo ancora una volta, che questa legge e coloro che la sfruttano perseguitando sistematicamente i consumatori, la usano esattamente come l’Inquisizione estorceva confessioni e istruiva sul sacro concetto della “delazione” per scoprire gli eretici e le streghe, ma come tutte le Inquisizioni il suo destino è segnato dalla Storia e il Tempo ci darà ragione!
Noi dobbiamo solo resistere e il conforto per continuare a resistere viene dalla sponda degli odierni eretici e streghe, dove l’insegnamento rimane nei secoli lo stesso, attraverso la diffusione delle conoscenze e della verità, in pieno rispetto con gli esseri e con la Natura e nella piena trasparenza intellettuale, libera da dogmi e falsi preconcetti.
Ed è proprio con questi strumenti che i ragazzi di Canapuglia si sono presentati agli studenti di un liceo di Conversano in Puglia, la cui età varia tra i 13 e i 18 anni, ragazzi quindi, che non credono più alla Befana e che sono in grado di ben comprendere la differenza tra eroina e canapa e capire, se qualcuno ha il coraggio di spiegarglielo, di come l’una sia fonte di sofferenze e l’altra invece una miniera di risorse, tra cui, forse, anche quella di diventare un’occupazione del futuro.
Anche se il nostro giudizio vale meno di niente, non possiamo che continuare a deprecare il comportamento del DPA, nella speranza che qualcuno nei posti del Potere si accorga prima o poi del danno che il Dipartimento continua a fare alimentando confusione e diffondendo false informazioni scientifiche, dall’altra parte, vogliamo esprimere tutta la nostra ammirazione e offrire tutto il sostegno che possiamo dare, alle coraggiose iniziative di Canapuglia, grazie ragazzi!
Giancarlo Cecconi – ASCIA
Pubblicato anche su: http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=3659

Questa frase attribuita a Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri è l’emblema della disinformazione a tutti i costi, anche quando è controproducente come in questo caso.
Garattini si era già distinto per alcune sue affermazioni sulla cannabis, ed in particolare sulla ‘non provata’ efficacia della cannabis nella cura di alcune patologie invalidanti, le sue posizioni in merito sono già conosciute, ma la frase che gli viene attribuita qui, risalta nel marasma, tra le affermazioni senza dubbio più bizzarre fatte ultimamente.
Come si può credere a questa sciocchezza?
Come si può pretendere di fare ‘informazione’ descrivendo ‘fenomeni’ che nessuno ha mai accusato, come vedere il semaforo rosso di un altro colore?
Abbiamo estrapolato questa ‘perla’, dal sito http://www.assuefatti.it/, un nuovo sito per la presentazione del libro appena uscito dal titolo appunto “Assuefatti“.
Il libro viene presentato come: “un’inchiesta a tutto tondo – scritta a quattro mani dalle giornaliste Sara Casassa e Antonella Fiori – tra le più accurate mai pubblicate in Italia, sull’uso di sostanze stupefacenti …un libro e un sito (www.assuefatti.it) di Antonella Fiori e Sara Casassa per rompere il silenzio su quanto il consumo di droga pervada la nostra società, con testimonianze e interviste a vip, esperti e poliziotti. Senza schemi ideologici.”
Il libro non lo abbiamo ancora letto, forse lo faremo, ma non crediamo che si possa trovare qualche argomentazione interessante viste le premesse della sua presentazione. La frase ‘senza schemi ideologici’ vorrebbe promettere un analisi in qualche modo ‘realistica’, ma così non è.
Noi abbiamo tratto qualche estratto da alcuni punti in articoli del sito in questione, il primo articolo che ci è saltato all’occhio è “assuefatti alla disinformazione” e mai nessun titolo è stato più azzeccato di questo, nonostante l’intenzione delle autrici fosse chiaramente all’opposto.
Davide Corda – ASCIA
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