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E’ solo di alcuni giorni fa la clamorosa dichiarazione dell’on. Fini sulla necessità di depenalizzare i reati minori per permettere uno svuotamento consistente delle carceri:
(ANSA) – Roma 18 maggio – Carceri: Fini, è ora di depenalizzare.
Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ”e’ arrivato il momento di depenalizzare e adottare misure alternative al carcere, come in altri Paesi, tenendo conto che lo scopo della pena e’ la riabilitazione”.
Fini e’ intervenuto al Meeting dei Giovani a Pompei su invito dell’arcivescovo monsignor Carlo Liberati.
Dopo aver procurato a migliaia di cittadini italiani, con la collaborazione del suo collega Giovanardi, innumerevoli e devastanti conseguenze a causa della legge da lui presentata nel gennaio 2006, oggi il sensibile uomo politico, di fronte allo scempio da lui stesso creato, versa ingiustificate lacrime di coccodrillo e addirittura invoca pietà e umanità nei trattamenti provocati dalla legge più liberticida mai apparsa in uno Stato moderno!
Ma forse ci sbagliamo, Fini non ha neanche pensato alla depenalizzazione della coltivazione domestica di cannabis, (la cui penalizzazione invece è causa principale dell’affollamento carcerario, come affermato ultimamente anche dall’on. Papa), piuttosto si sarà preoccupato di dire qualcosa per far evitare il carcere, in futuro, a coloro che non ottemperano alle norme sulla sicurezza sul lavoro o a quelle persone che degli illeciti amministrativi ne fanno un arte per arricchirsi indebitamente!
Ma indipendentemente dal facile sarcasmo a cui si prestano queste altrettanto facili dichiarazioni, l’on. Fini farebbe bene a porsi delle domande circa la confusione che ha generato non solo nell’opinione pubblica, ma anche e soprattutto nella Magistratura, che su questo tema si è sempre espressa in maniera controversa e contraddittoria.
Dopo il varo della legge (approvata insieme al Decreto per le Olimpiadi Invernali di Torino: ma che c’azzecca? direbbe Di Pietro!), la Corte di Cassazione in più riprese si è così espressa:
- Nel 2007: Sezione VI Penale, con sentenza 18 gennaio, sancisce che non è reato coltivare nel giardino di casa qualche piantina di marijuana perché ciò equivale alla detenzione per uso personale.
- Di parere opposto la sentenza datata 10 gennaio 2008, in cui la Corte di Cassazione sancisce invece che la coltivazione, sul balcone di casa, anche di una sola piantina di marijuana, indipendentemente dalle sue caratteristiche droganti è penalmente perseguibile.
- Invece, a sezioni unite con sentenza 24 aprile-10 luglio 2008, n. 286, ha stabilito che è vietata qualunque forma di coltivazione delle piante stupefacenti indicate nella tabella I – non necessariamente connotata (poiché la legge non lo prevede) da aspetti di imprenditorialità ovvero dalle caratteristiche proprie della coltivazione “tecnico-agraria”); si pone comunque il problema della offensività della condotta.
- Ed infine, nel giugno 2011 la corte di Cassazione ha stabilito che coltivare una piantina di marijuana in casa può essere lecito, trattandosi di “un reato che non procura danni alla salute pubblica”. Secondo la suprema corte la coltivazione di una sola pianta di canapa indiana infatti “non è idonea a porre in pericolo il bene della salute pubblica o della sicurezza pubblica”. A seguito di ciò è stato bocciato il ricorso della Procura di Catanzaro che chiedeva la condanna di un giovane per avere coltivato sul balcone di casa una piantina di cannabis.
Ora …errare è sicuramente umano, ma se il presidente Fini, nella sua dichiarazione, non avesse contemplato la depenalizzazione dei reati minori connessi all’uso di cannabis e volesse perseverare nel non voler riconoscere di aver fatto una coglionata nel 2006, beh …questo è sicuramente diabolico!
Giancarlo Cecconi – ASCIA
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“Adamo era semplicemente un essere umano e questo spiega tutto. Non voleva la mela per amore della mela. La voleva soltanto perché era proibita. Lo sbaglio fu di non proibirgli il serpente, perché allora avrebbe mangiato il serpente.” (Mark Twain – Scrittore, Filosofo del secolo scorso).
E’ opinione comune che il proibizionismo ha come fine quello di far sradicare le ‘droghe’ dalla società, e vietandone la vendita, l’acquisto, la produzione e la detenzione, e infliggendo sanzioni per il semplice uso, si pensa che questi metodi possano funzionare da deterrente per una diminuzione dei consumi.
La storia ha dimostrato che niente è più falsa di questa credenza, ed infatti da quando esiste il proibizionismo sulle droghe, fatto relativamente recente, il suo uso non ha fatto che aumentare rispetto a quando tali sostanze non erano vietate. Anzi analizzando anche la sociologia, la psicologia e nonché la cultura popolare si può dimostrare senza ombra di dubbio, che il proibizionismo sortisca un effetto esattamente opposto.
Già nella Roma del 40 a.C., il poeta romano Publio Ovidio Nasone scriveva “Nitimur in vetitum semper cupimusque negata”: Tendiamo sempre a ciò che è vietato e bramiamo ciò che ci viene negato.
Per i “sovrani” di qualsiasi epoca il desiderio di avere un popolo apparentemente ‘virtuoso’ e realmente sottomesso è viscerale e per tramutare il desiderio in fatti concreti, fin dai “tempi del Paradiso Terrestre” furono introdotti dei divieti, anche senza senso, ma ben sapendo che questi divieti sarebbero stati violati, la paura e la minaccia scattano automaticamente, giustificando in tal modo la forza del Potere verso i criminali inventati per l’occasione … partendo dai poveri Adamo ed Eva!
Niente di più semplice, per sottomettere al proprio controllo un popolo e chi mal sopporta i divieti inutili, che continuare a proibire usi e costumi non convenzionali al Potere stesso: “Il proibire una moltitudine di azioni indifferenti non è prevenire i delitti che ne possono nascere, ma esso è un crearne dei nuovi”, scriveva infatti Cesare Beccaria, nel famoso Dei delitti e delle pene, “Le cose vietate fan crescerne la voglia”, diceva Luigi Alamanni nel XVI secolo, e visto che le cose non sono mai cambiate nei comportamenti umani circa i divieti, da quando è stato posto il divieto della cannabis nel 1937 negli USA, il suo uso non ha fatto che aumentare nonostante gli Stati Uniti continuino ad essere il Paese più proibizionista e contemporaneamente il maggiore al mondo, come percentuale di ‘adepti’, per consumo della sostanza.
L’Italia in base ai dati dell’ Emcdda (Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze), diffusi qualche giorno fa, nell’ultimo anno ha raggiunto il primo posto per consumo di cannabis in Europa: “L’Emcdda ha preso in esame la popolazione compresa nella fascia che va dai 15 ai 64 anni ed ha rilevato che l’Italia ha la medaglia d’oro in Europa per consumo di cannabis nell’ultimo anno (14,3%)”.
Sono quindi poco credibili (per non dire assolutamente inconsistenti) gli annunci ‘trionfanti’ di Giovanardi sulla diminuzione dei consumi, che non possiamo non definire “l’ennesima bugia” per giustificare le attuali politiche esageratamente proibizioniste.
Secondo alcune stime, ci sono in Italia circa 5 milioni di consumatori di cannabis, che secondo alcuni calcoli arriveranno a 12 milioni nei prossimi anni, ma comunque sia, queste cifre danno l’ampiezza del fenomeno a dimostrazione ed evidenza di una parte della società che esiste e che può e che deve reclamare i suoi diritti alla libera scelta e per la tanto sacralizzata “privacy”.
Fare propaganda sull’uguaglianza fra tutte le sostanze come hanno fatto Giovanardi e il DPA con la cannabis e l’eroina, non ha fatto che far crescere la curiosità verso le sostanze ritenute più ‘trasgressive’ ma notevolmente più pericolose, e da quando è stata introdotta questa comparazione è aumentato infatti il consumo di eroina.
Da questo punto di vista che riteniamo ‘pericoloso’, l’iniziativa del Dipartimento Politiche Antidroga, che ha avviato un programma ‘educativo’ che dovrebbe, già dalle scuole elementari, educare (incuriosire) sui danni (effetti) delle sostanze stupefacenti, non fa altro che stimolare la curiosità di bambini inconsapevoli, con tutte le dannose conseguenze che possono provocare la paura e le minacce senza un’adeguata informazione ed educazione sull’uso e sull’abuso.
Consideriamo ora anche l’enfasi che pongono i media sulla lotta alla droga, elencando giorno per giorno le ‘incredibili’ operazioni delle forze dell’ordine che il più delle volte finiscono per acciuffare piccoli spacciatori o ancor peggio dei semplici consumatori che detengono una quantità di poco superiore a quella consentita e increduli continuiamo a constatare che nessun giornalista degno di questo appellativo si ponga il quesito se e che cosa possono risolvere, se non anzi danneggiare, queste operazioni?
La droga, qualunque essa sia, è il bene di più facile reperibilità, si trova in ogni luogo, in qualsiasi ora, e viene offerta a tutti indifferentemente dall’età, e quindi, se le droghe, tutte, rappresentano un pericolo per i minori, che senso ha far rimanere il fenomeno nel monopolio del mercato illecito senza controllo, vista l’ampiezza di tale mercato?
Oltretutto è evidente di come le operazioni si riducano a poca cosa nel reale contrasto della diffusione, pur provocando migliaia di inutili carcerazioni ogni anno, ed anche quando i sequestri riguardano notevoli quantità, anche di droghe pesanti, non ‘impensieriscono’ in alcun modo il ‘mercato’ degli stupefacenti ‘appaltato’ alla criminalità organizzata, che anzi attraverso la commistione dei mercati possono essere disponibili contemporaneamente nella medesima piazza con il massimo profitto e il minimo rischio d’impresa, senza rendersi conto che con gli attuali sistemi, arrestando qualche sfortunato che incappa nelle maglie della legge, è come se volessero evitare che un terreno grande 10 ettari, si bagnasse dalla pioggia utilizzando un ombrello.
Citando Winston Churchill: “Se due persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” gli fai la multa, se venti persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” chiedi loro di spostarsi, se duecento persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” togli il cartello”……. e noi quel cartello glielo faremo togliere!
Vi lasciamo con un serie di proverbi della cultura popolare:
“I frutti proibiti sono i più dolci.”
“In mare vietato volentieri si pesca.”
“L’aceto rubato è più dolce del latte comprato.”
“Cosa vietata è più desiderata.”
“Più da noi è bramato quel che più ci vien negato.”
“Quel che è lecito dispiace, e quel che è vietato piace.”
Davide Corda – ASCIA
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Se solo ci fosse stata più attenzione da parte dei media, non sarebbe sfuggita all’opinione pubblica, la continuità con cui negli ultimi giorni il tema “cannabis” è apparso nel dibattito politico e sociale del Paese e nonostante la grave crisi e i problemi occupazionali che investono buona parte della popolazione, sembra che la cannabis e il suo consumo reclamino un’attenzione per troppo tempo negata e che ora non può più essere nascosta.
Abbiamo iniziato poco più di una settimana fa con la notizia della legge regionale votata in Toscana sull’uso della cannabis terapeutica, che nonostante i polveroni polemici alzati da alcune associazioni di medici e l’appello alla preghiera per salvare l’anima dei poveri “drogati” lanciata dal solerte Fabio Bernabei di Osservatorio Droga, è pur sempre un grande traguardo in un Paese come il nostro.
Poi ci sono state le dichiarazioni del presidente della Regione Toscana e dell’on. Alfonso Papa a favore della depenalizzazione e per un nuovo approccio nei confronti della sostanza e dei suoi consumatori.
A seguito, seppur con le riserve che abbiamo illustrato nel precedente articolo, abbiamo salutato con vivo interesse l’incontro del “cartello” antiproibizionista con il ministro Riccardi, un passo avanti indiscutibile dopo gli anni di chiusura totale attuata dal duo storico Giovanardi-Serpelloni.
Così come con interesse abbiamo appreso della decisione di togliere la cannabis dalle sostanze soggette al doping nelle gare agonistiche nelle discipline dove questa non rechi vantaggi agli atleti e quindi, ci piace pensare, le conclusioni a cui sono arrivati i signori ricercatori è che la cannabis non è “pericolosa a prescindere” come vorrebbero farci credere alcuni amici del DPA, ma potevano chiedercelo e gli avremmo risparmiato anni di costose ricerche!
Si è svolta nel frattempo la tradizionale Million Marijuana March che quest’anno ha registrato un record di presenze a testimonianza di una insofferenza sempre più diffusa e crescente nei confronti della legislazione nazionale ed è in preparazione per la fine del mese la Street Parade di Canapisa verso la quale i fascisti di Forza Nuova hanno lanciato le loro minacce: “Noi non ci stiamo e ci batteremo contro una manifestazione che, incitando al consumo delle droghe, promuove un ulteriore strumento di annichilimento giovanile, riservandoci quindi di intraprendere iniziative per contrastare, nel caso in cui gli organi preposti permettano lo svolgimento di tale obbrobrio, la sfacciataggine di chi pensando di essere antisistema nella realtà si fa assuefare dal sistema stesso e pertanto invitiamo tutti i giovani sani e realmente ribelli del pisano a prendere in pugno le redini del proprio destino battendosi con noi contro la droga e i suoi mercanti“.
Ed in tutto questo fermento non poteva mancare anche la voce dei magnifici due: l’on. Giovanardi e il prof. Serpelloni, il primo chiede che gli eventuali risparmi derivati dalla scarcerazione di migliaia di detenuti incriminati per reati minori siano devoluti alle comunità di recupero, per garantire ai suoi amici i lauti guadagni di cui ormai godono da molti anni, a scapito dei poveri sfortunati che capitano sotto le loro grinfie, e il secondo chiede che i soldi recuperati dalla confisca dei beni delle organizzazioni criminali siano impiegati per la cura e la riabilitazione delle tossicodipendenze …due dichiarazioni, due richieste, stesso obiettivo: trasformare il consumatore di sostanze stupefacenti (ed in particolar modo il consumatore di cannabis che crea il mercato più ricco) da “criminale” a “malato da recuperare”, lasciando inalterato l’aspetto invasivo della legge nelle libertà individuali e anche quello repressivo sostituendo al ruolo del secondino, quello dell’operatore sociale!
Ma nonostante loro …eppur si muove, direbbe qualcuno!
Giancarlo Cecconi – ASCIA
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Qualche giorno fa una delegazione composta da varie associazioni che si occupano di politiche sulle droghe e del recupero dei tossicodipendenti (Cnca, Itaca, Antigone, Forum Droghe, Gruppo Abele, Fuoriluogo) ha incontrato Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione Internazionale e dell’Integrazione, con delega alla lotta alle tossicodipendenze.
Riccardi, con cui abbiamo chiesto un incontro anche noi qualche mese fa, ‘finalmente’ si è espresso anche per parlare di ‘problematiche’ attinenti l’uso delle sostanze stupefacenti.
A quanto riferito sul sito fuoriluogo, nell’incontro la delegazione “si e’ soffermata tra l’altro sul problema dei consumatori, spesso piccoli spacciatori, che finiscono in carcere e ha illustrato al ministro una proposta di legge, che e’ gia’ stata presentata alla Camera e al Senato, che intende ‘alleggerire’ il reato di detenzione di piccole quantita’ di droga, portando la pena, attualmente fino a 6 anni di carcere, a un massimo di tre anni, in modo da poter usufruire maggiormente delle misure alternative al carcere” http://www.fuoriluogo.it/sito/home/mappamondo/europa/italia/rassegna_stampa/riccardi-incontra-il-cartello-senza-serpelloni
Nonostante l’incontro sia stato positivo, riteniamo che almeno da parte di chi punta ad una discontinuità con le politiche attuate fino ad ora, avremo voluto che si fosse evidenziato che se non si effettua una distinzione sostanziale tra le politiche per la regolamentazione della canapa e derivati e le altre sostanze non si risolve il problema, ricondurre qualsiasi uso di sostanze nell’ambito di un unica tipologia di comportamento (tossicodipendenza) è oltre che disdicevole, alquanto dannoso.
Bisogna stare attenti in questo frangente, all’eventuale idea di tramutare il carcere in un ‘programma terapeutico obbligato’ presso eventuali centri di recupero anche per i consumatori di cannabis, il rischio e la ‘trasformazione’ da criminale a malato, che per la cannabis oltre che non attinente ed inutile è innanzitutto disastroso per l’individuo. Ciò anche per scongiurare l’eventuale business che potrebbe nascere dalla gestione di questi centri, sulla pelle di chi non ha bisogno di nessun trattamento di disintossicazione ‘forzata’.
Sarebbe stato doveroso in questa occasione di incontro, far notare le falle della Legge Fini-Giovanardi, che rispetto alla precedente normativa ha tolto qualsiasi distinzione logica tra sostanze diverse tra loro come uso e come problematiche associate, ed ha relegato alla discrezione del giudice o delle forze dell’ordine stabilire se il comportamento rientra nell’uso personale oppure nello spaccio, andando contro il referendum del 1993 che aveva tolto dalla legge il riferimento alla dose media giornaliera poi rimpiazzata da, una non diversa, dose massima consentita.
Sarebbe stato interessante anche illustare al ministro la proposta di legge presentata dai senatori Della Seta e Ferrante (“Norme per la legalizzazione dei derivati della cannabis indica”), che oramai conta la firma, oltre che dei propositori, anche di una decina di senatori. http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/37685.htm
A tal proposito si è espresso anche il deputato del Pdl Alfonso Papa, che ha assunto posizioni marcatamente antiproibizioniste dopo aver visto da ‘ospite’ per qualche mese la situazione delle carceri con i propri occhi: “Per passare dalle parole ai fatti, però, occorre ora che il Ministro ponga al governo e, in particolare, al collega Guardasigilli la necessità improrogabile di realizzare un vasto programma di depenalizzazione che parta proprio dai reati legati alle droghe leggere. La legge Fini – Giovanardi è una legge ottusamente proibizionista, che ha fatto più male che bene. Oltre un terzo dei detenuti, sono ristretti in galera per via di questa legge che equipara droghe pesanti e droghe leggere, spacciatore e consumatore. Si tratta di un reato senza vittima inventato al fine di spandere terrore; un reato artificiale che, come ogni legge proibizionista, ha l’unico effetto di alimentare mercato nero, criminalità organizzata e consumo fuori controllo”.
Ma probabilmente l’incontro volto innanzitutto a trattare le problematiche della tossicodipendenza da sostanze pesanti, ha voluto rimandare ad un altro momento una discussione più pragmatica sulla normalizzazione della canapa, sperando che ci sia la possibilità che vengano invitate anche le associazioni che si occupano di sensibilizzare sull’urgenza di regolamentare la cannabis.
Per i consumatori di cannabis essere definiti ‘meno criminali’ non cambia che di una ‘virgola’ il problema, come questa proposta di ridurre la pena nell’ambito della condanna di lieve entità da 6 a 3 anni…… ma noi lo ribadiamo ora e sempre: ‘non siamo criminali’, nemmeno a metà e tutto quello che vogliamo è togliere di mezzo una legge che ci ha reso tali!
Davide Corda – ASCIA
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27 marzo 2012, presso la sala “Caduti di Nassiriya” del Senato della Repubblica, si è svolta la conferenza stampa: “Droga: Riccardi come Giovanardi? Alla commissione droghe di Vienna l’Italia resta ferma ad approcci pietistici e anti-scientifici”.
Ad organizzare la conferenza la Sen. Donatella Poretti. Hanno partecipato Giancarlo Cecconi di ASCIA, Andrea Trisciuoglio dell’associazione “Luca Coscioni”, Claudia Sterzi dell’ARA e Edoardo De Blasio segretario del Movimento Liberali Antiproibizionisti.
Le argomentazioni, delle principali associazioni antiproibizioniste italiane, hanno evidenziato i molteplici danni conseguenza della normativa vigente in Italia per la regolamentazione delle droghe.
Noi dell’ASCIA ci riteniamo soddisfatti della disponibilità da parte del mondo politico che, a distanza di un anno dalla conferenza tenuta alla Camera dei Deputati, torna a darci spazio presso il Senato.
Con la speranza che quanto detto in conferenza inizi ad essere seriamente preso in considerazione e che le varie proposte già presentate non restino in fondo alla scala delle priorità, come associazioni, stiamo elaborando delle iniziative affinché il tema della persecuzione dei semplici consumatori di canapa acquisti la visibilità necessaria per ottenere dall’opinione pubblica e politica, un interpretazione obbiettiva dei danni sociali e dei dati scientifici ed economici, senza che alcuna maschera venga posta da chi, grazie agli interessi procuratigli dal proibizionismo, possiede gli strumenti per filtrare o addirittura camuffare la realtà.
Di seguito pubblichiamo i link con l’audio dei vari interventi (anche da scaricare integralmente), i Video degli interventi, e il comunicato ANSA relativo alla conferenza
ASCIA
Links ai vari interventi Audio Qui
Download Audio Conferenza Stampa
Interventi alla Conferenza in Video:
Giancarlo Cecconi (ASCIA)
Giuseppe Nicosia (ASCIA) Autore del libro “Leone Bianco e Leone Nero”
Claudia Sterzi (ARA – Giunta dei radicali italiani)
Comunicato ANSA :
DROGA:ANTIPROIBIZIONISTI,STOP A CACCIA CONSUMATORI CANNABIS ‘OGNI GIORNO 10 ARRESTI; RIVEDERE LEGGE FINI-GIOVANARDI’ (ANSA) – ROMA, 27 MAR – ‘In Italia e’ in atto una vera e propria caccia al consumatore di cannabis’. Ogni giorno, in media, vengono arrestati ‘circa 10 consumatori’ e tra questi ‘almeno uno e’ fermato per aver superato di pochissimo la dose massiva consentita’. Lo affermano le associazioni Luca Coscioni, Radicali antiproibizionisti, Sensibilizzazione Canapa autoprodotta (Ascia) e il movimento Liberali antiproibizionisti, che oggi, in occasione di una conferenza stampa al Senato, hanno invitato il ministro con delega alle politiche antidroga, Andrea Riccardi, il Governo, il Dpa e il Parlamento a ‘rivedere la Fini-Giovanardi, cancellare la presunzione di reato, giungere a una regolamentazione della coltivazione domestica e della detenzione a scopo personale e a non introdurre, in caso di incidente stradale, l’esame delle urine per il conducente, poiche’ si potrebbe riscontrare la presenza della sostanza anche se consumata un mese prima’.
‘Ognuna delle nostre organizzazioni ha chiesto un incontro a Riccardi – ha spiegato Giancarlo Cecconi (Ascia) – ma il ministro non ci ha ancora risposto. Non vogliamo altro che evitare la ‘criminalizzazione’ dei 5 milioni di consumatori occasionali o abituali di cannabis’. ‘Viviamo in uno Stato di polizia, quando le richieste che giungono dai social network e dalla rete vanno in direzione opposta’ ha puntualizzato Edoardo De Blasio (movimento Liberali antiproibizionisti). Per le associazioni ‘non e’ corretto che chi consuma cannabis, magari nella propria abitazione, venga criminalizzato, a differenza di chi beve o fuma’.
‘Per quanto si continuino a depositare in Parlamento disegni di legge – ha commentato la senatrice radicale Donatella Poretti – non si riesce a modificare in positivo la Fini-Giovanardi. Da questo Governo tecnico ci aspettavamo iniziative piu’ pragamatiche, meno ideologiche’. ‘Preoccupa’, ha sottolineato infine Claudia Sterzi (Radicali antiproibizionisti), la risoluzione proposta dal Dipartimento antidroga ai lavori dell’Unodc (organizzazione dell’Onu contro la droga e il crimine) di Vienna a tutela delle donne e dei minori: ‘Questa risoluzione, in Italia, si trasformera’ in un accanimento verso le donne e le giovani mamme: vogliamo affermare la facolta’ di far uso di cio’ che vogliamo senza essere chiamati criminali’.
(ANSA).